domenica 20 dicembre 2020

Someday soon we all will be together If the fates allow

Ho sempre amato le cose vecchie, probabilmente perchè le cose testate dal tempo le ho sempre considerate più autorevoli, belle, accurate. Deve essere una cosa di famiglia perchè mia sorella in adolescenza era in fissa coi film americani degli anni 30/40 e la nostra collezione di VHS (rigorosamente registrate dalla tivù) vantava titoli come Via col vento e Incontriamoci a Saint-Louis. Mi rendo conto ora di quanto io abbia assorbito quella roba. Insomma l'altro giorno stavo ascoltando con le mie figlie il disco di natale di Ella Fitzgerald e mi sono soffermato sul testo di questa canzone. Have yourself a merry little christmas è una canzone di cui sono state pubblicate due versioni. La più nota ha un testo abbastanza generalista sul passare insieme le feste di natale, mentre in quella originale le liriche sono fortemente collegate alla narrazione del film in cui appare per la prima volta, Incontriamoci a St Louis appunto. Nel film la canzone fa capolino in una scena in cui la famiglia protagonista, residente a Saint-Louis, è distrutta per l'imminente partenza del padre per New York per motivi di lavoro: il personaggio interpretato da Judy Garland canta così il brano la vigilia di natale per rincuorare la sorellina dicendole che l'anno prossimo tutti i problemi saranno superati e potranno essere di nuovo tutti insieme. Credo non ci sia canzone migliore per identificare questo confuso natale del 2020. Verrebbe da dire che la vita imita l'arte, ancora una volta.


Have yourself a merry little Christmas
Let your heart be light
Next year all our troubles will be out of sight
Have yourself a merry little Christmas
Make the yuletide gay
Next year all our troubles will be miles away
Once again as in olden days
Happy golden days of yore
Faithful friends who were near to us
Will be dear to us once more
Someday soon we all will be together
If the fates allow
Until then, we'll have to muddle through somehow
So have yourself a merry little Christmas now

martedì 22 ottobre 2019

Sweet comunion of a kiss - Judee Sill e una mattina di settembre

"Judee Sill - The Kiss" recita il link sulla home di Facebook, Judee è lì, immobile davanti a un pianoforte. E' la mattina del 24 settembre e sono in cucina. Sono giorni in cui cerco di lavorare il più possibile da casa, mia moglie da un momento all'altro potrebbe partorire la nostra secondogenita e nel limite del possibile cerco di stare nei dintorni. Tra una telefonata di lavoro e l'altra la schermata di Facebook è sempre li, l'immagine è sgranata, a occhio e croce il video viene da un vecchio The Old Grey Whistle Test leggendaria trasmissione della BBC degli anni 70-80 in cui gli ospiti si esibivano dal vivo, Judee ha un look davvero improbabile, la fa sembrare più una bibliotecaria che una songwriter tormentata.
Non l'ho mai sentita nominare, il nome non mi dice niente e la cosa per me è strana. Mi interesso di musica da 25 anni, ci sono cose che non conosco, ma quasi tutte le cose importanti le ho sentite almeno nominare. Per dire non ho mai ascoltato i dischi di Taj Mahal o di Willie Nelson, ma so che esistono. Conosco pure gli Screamin Cheetah Whillies per dio, chi sarà mai questa Judee Sill?! Faccio una ricerca e leggo che fu la prima artista ad essere messa sotto contratto da David Geffen per la Asylum Records e fece due dischi osannati dalla critica, ma ignorati dal pubblico. Fervente cattolica, bisessuale dichiarata, aveva un passato di rapine a mano armata, abuso di droghe e riformatorio. Proprio al riformatorio aveva scoperto il gospel e l'amore per la musica sacra.
Pedigree spettacolare, ascoltiamo.

Per tutta la durata del pezzo ho provato un misto di sorpresa e sbigottimento; come aveva fatto una cosa così bella e potente a rimanere fuori dalla mia vita per tutto questo tempo?
Quel giorno ho ascoltato The Kiss almeno altre 15 volte e ho acquistato Soul Food, il disco che la contiene.
Nina, mia figlia, è nata il giorno successivo, con un cesareo d'urgenza dopo 10 ore di travaglio. Inconveniente nella norma, nessun rischio, ma ero terribilmente in apprensione e mentre aspettavo fuori dalla sala operatoria mi canticchiavo The Kiss, come una sorta di preghiera laica.
Quando l'ostetrica, dolcissima, mi ha messo Nina in braccio, tra le lacrime l'ho canticchiata anche a lei. Ora è la sua ninna nanna.
Dopo lo scarso successo dei suoi due dischi Judee non pubblicò più niente, nel 2005 uscì una raccolta di materiale registrato per un eventuale terzo disco curata da Jim O'Rourke. Si dice che a metà degli anni 70 il dolore alla schiena causatole da alcuni incidenti stradali la portò nuovamente ad abusare di farmaci e droghe. Morì a 35 anni, nel novembre del 1979, alcuni dicono per un'overdose accidentale, altri parlano di suicidio.
Non lo sapremo mai.
Ora però Nina ha una ninna nanna tutta per se, e (se non la conoscevate) ce l'avete anche voi.


giovedì 26 aprile 2018

Un ricordo di Giancarlo Susanna 1951-2018

Erano gli sgoccioli dell'estate del 1994, come spesso accadeva passavo la notte ascoltando la radio. Una sera incappai in un signore garbato che raccontava la storia di un padre e un figlio, entrambi musicisti. Il padre era morto a 28 anni di overdose e non aveva praticamente mai avuto nessun rapporto col bambino avendo abbandonato lui e la madre appena saputo della gravidanza. Quel bimbo nel frattempo era cresciuto e in quei giorni pubblicava il suo album d'esordio che si chiamava Grace.
Giancarlo Susanna apparve nella mia vita così; di fatto presentandomi Jeff Buckley.
Non male come inizio. 
Il caso voleva che Giancarlo avesse un rapporto stretto con la mia città avendo da subito abbracciato il progetto di Ritmi Globali, una manifestazione che oltre a essere un concorso musicale nazionale era anche una serie di conferenze, clinic e concerti che illuminava il maggio trevigiano. Un paio di anni dopo io suonavo negli hop frog, era la serata finale della rassegna estiva dei gruppi locali e dovevamo tenere un concerto alla palestra delle piscine comunali. Facemmo il soundcheck e provammo anche A day in the life dei Beatles che quella sera avremmo suonato per la prima volta. Finito il check andammo a fare un giro per la città, di ritorno ci fermò una ragazza dell'organizzazione dicendo che Giancarlo Susanna era presente alla serata, aveva sentito il soundcheck e voleva conoscerci. Noi eravamo una band di ragazzini che proprio quell'estate aveva messo giù un pugno di canzoni un po' più solide e strutturate delle precedenti. Cominciavamo a essere consapevoli di stare costruendoci un nostro suono e una nostra identità, a 18 anni è una sensazione esaltante. Giancarlo seguì con molta attenzione tutto il nostro set e poi spese parole dolcissime per il nostro repertorio. Quelle parole per me valevano moltissimo, quella notte non riuscii a dormire. La primavera successiva con un solo demo all'attivo ci invitò a Stereonotte a suonare dal vivo ospitandoci a casa sua, una cosa esagerata per noi. Per me lui era l'enciclopedia vivente della musica, ero un ragazzino esaltato e lo assillavo con mille domande, gli telefonavo, gli mettevo nomignoli fastidiosi tipo ZioGiancarlo, Junkle, JohnCarlo ecc.


Non aveva un carattere facile Giancarlo, era capace di slanci di affetto e partecipazione come di periodi in cui si eclissava totalmente, ostaggio di alcuni tratti depressivi che l'hanno sempre reso fragile. Come molte band promettenti gli hop frog dopo poco si sciolsero, ma negli anni successivi in qualche modo restammo sempre in contatto cercando di riportarlo qui per una conferenza o una presentazione ogni qual volta se ne presentava l'occasione.
Poi passarono anni in cui non ci sentimmo per niente, un giorno entrai in una libreria e vidi che aveva pubblicato un libro su Fred Buscaglione, lo sfogliai e con mia profonda sorpresa scoprii che il mio nome era fra quelli a cui l'aveva dedicato.
Giancarlo era così.
La scorsa estate, sapendo delle sue condizioni di salute precarie facemmo una estemporanea reunion degli hop frog e scendemmo a trovarlo nella struttura in cui era ospitato alle porte di Roma. Lui ne fu felicissimo e, nonostante il Parkinson e la voce flebile, ci raccontò per tre ore aneddoti e storie con la sua consueta lucidità. Gli portai una copia di "La grandine!" e giorni dopo si premurò di farmi sapere che gli era piaciuto tantissimo e che avrebbe voluto scriverne al più presto. Non ce l'ha fatta, Giancarlo se n'è andato a 67 anni, 67 come l'anno miracoloso della musica.
Leggere sulle bacheche molte storie simili a questa mi fa stare bene. 
Ciao amico, non ti dimenticheremo.

"And in the end the love you take is equal to the love you make"

mercoledì 18 gennaio 2017

CASALENORMAN

Succede che nell'estate del 2015 nel backstage di quello che sarà l'ultimo concerto degli Estra diamo a Giulio in anteprima una copia de "La grandine!". Succede che un paio di giorni dopo ci arrivi una mail torrenziale piena di parole innamorate. Succede che ci si beva sopra un tot di volte, succede che Giulio inviti Max in uno dei suoi spettacoli a suonare "Il danno". Succede che da caso nasca cosa.
Bum!

11 Febbraio 2017 - Corner Live - Mareno di Piave (TV)
18 Marzo 2017- Revolution - Molvena (VI)

domenica 13 novembre 2016

Leonard Cohen, Venezia e New York

Fu l'estate del 2009 quella delle sassate, delle grandinate.
Sarei dovuto partire per un viaggio Canada/StatiUniti con quella che nel frattempo era diventata la mia ex fidanzata.
Possedevo un biglietto: 3 agosto 2009 ore 7.10 Venezia (VCE) - Toronto (YYZ)
NONEWYORK
All'imbarco lei andò sola, bellissima, vogliosa di riscatto incontro all'avventura.
Io restai a nuotare nei pub e a crogiolarmi nel mio essermi perso per strada, cocciutamente seduto sopra ai rottami di quella bomba a orologeria che finalmente era esplosa.
Non ci fu niente di bello in quell'estate. Niente.
O quasi.
Avevo letto mesi prima che Cohen sarebbe venuto a suonare in Piazza San Marco, ma acquistare il biglietto voleva dire prendere una decisione e in quel momento quanto a decisioni non ero un granchè.

Punto.

"Vendo il mio biglietto per Cohen, ti interessa?"
Questo recitava l'sms di un amico.
L'occasione capitò così, sfruttando il possibile appuntamento disatteso di qualcun altro.
Il concerto era il 3 di agosto, il giorno in cui sarei dovuto partire, il giorno che sono rimasto.
Non vidi New York, ma vidi Leonard Cohen.
Il fato decise per me e decise bene.
Quella notte Leonard fu incredibile e tra le crepe, cominciò piano a filtrare un po' di luce.

"There's a crack in everything that's how the light gets in"



lunedì 16 maggio 2016

ArtemoltoNorman


Venerdì succede una cosa buffa, anzi, molto buffa. Complici i ragazzi di Sisma, mi ritroverò dopo un bel po' a dividere il palco con Alberto Muffato, per la prima volta non più come membro di Artemoltobuffa. Fra i dischi a cui ho lavorato, Stanotte/Stamattina è forse quello a cui sono più affezionato. D'altronde come direbbe lui "Eravamo giovanissimi". Alberto a mio parere resta uno fra i migliori e meno banali autori di canzoni in circolazione. La serata di venerdì all'Altroquando sarà molto bella anche perchè sarà il primo concerto completamente elettrico di "La grandine!".
Venite. Su!

Max

venerdì 1 aprile 2016

Gino Rossi


Vivo vicino a un posto che fino a una quindicina di anni fa era popolato da creature meravigliose. Era l'ospedale psichiatrico di Sant'Artemio. L'ingresso era preceduto da un viale di cipressi attraversato dalla ferrovia. Alcuni ospiti della struttura erano autorizzati a passeggiare sino alla fine del viale e qualcuno addirittura poteva andare fino al bar che si trovava poco distante. Quando mi sentivo giù inforcavo la bici e pedalavo fino al viale, sperando magari di trovare Piero, o Billy l'inventore. Personaggi con cui era meraviglioso scambiare due parole. Nel 2000 ebbi la fortuna di svolgere un tirocinio nella struttura poco prima che chiudesse. Quei viali, quelle mura, erano estremamente evocative e intrise di storie. Lo sentivi, bastava stare in silenzio ed ascoltare. Dopo poco l'ospedale chiuse e divenne la sede della Provincia di Treviso - "Se la vedi ti innamori". Quindi di fatto tolsero dei matti per metterne degli altri. Qualche anno più tardi la mai troppo lodata Fondazione Benetton di Treviso - baluardo culturale della città - propose una mostra su Gino Rossi corredata da un bellissimo documentario di Riccardo De Cal. Scoprii che Gino era morto li, era uno dei tanti fantasmi che avevo incontrato in quei viali. Il "nostro" Lorenzo Tomio anni fa lavorò alle musiche di un documentario su Sant'Artemio realizzato da Nicola Marchesin e Laura Bot quando ancora era in funzione. Loro ci hanno regalato questo video usando quelle immagini ed è un regalo prezioso.

Max

norman

Collettivo di musicisti. La rivolta dei bambini blu il disco che hanno fatto nel 2009. La grandine! è quello nuovo nuovo.